Questo libro esplora il ruolo dei classici latini nell’immaginario letterario di Stendhal. Il proposito non è quello di tracciare una genesi – o di redigere una campionatura – delle fonti latine confluite nei romanzi stendhaliani al fine di rilevarne l’accuratezza storica o filologica. L’indagine si propone, piuttosto, di interrogare le pagine in cui la ripresa dell’antico si fa veicolo degli interventi, incisivi e dissacranti, che la prosa di Stendhal riserva alle ipocrisie e alle assurdità dell’universo a lui contemporaneo. Muovendo dalla finzione autobiografica dell’Henry Brulard, l’analisi si sofferma sul progetto incompiuto di una Pharsale napoleonica, dedicandosi poi ai due romanzi maggiori (Le Rouge et le Noir, La Chartreuse de Parure). L’impiego di citazioni, allusioni e riferimenti intertestuali si dipana in un ventaglio di forme, dalla più marcata ed esposta (l’epigrafe a inizio capitolo) a quella che rimane in filigrana o in sottofondo (il nucleo narrativo a carattere mitologico). Queste riscritture consentono a Stendhal di mobilitare le risorse di una platea di lettori diversificata, più o meno equipaggiata a riconoscere le spie testuali di matrice latina, e in cui l’autore percepisce già i rischi dell’appiattimento consumistico che caratterizzerà la più avanzata era industriale. Il contatto con il mondo della Roma antica innesta, nel dettato di Stendhal, un controcanto di disallineamento e opposizione, e il latino vi agisce come strumento ermeneutico teso a far cadere, una dopo l’altra, le maschere di una società liberata dagli eccessi della Rivoluzione, ma svuotata di qualsiasi slancio di idealità. Prefazione di Nicola Gardini.
Cod: 9788822921611
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