La letteratura, in quanto littera, testo scritto, sembra aver fatto di tutto per escludere la pratica dell’ascolto. Più esattamente: sembra averla relegata nello spazio della poesia, dei suoi particolarissimi suoni. Eppure, anche dove la visività domina, nella tradizione del romanzo realista e modernista, è possibile cogliere i segnali di un modo di ascoltare obliquo e trasposto. La pagina muta improvvisamente, si inflette, si soggettivizza, “mette le orecchie”. Questo libriccino riflette su simili paradossi, illustrandoli a partire da due istanze. In primo luogo, la pressione del silenzio: la capacità che la letteratura ha di dire un vuoto di suoni e la necessità, reciproca, di promuoverlo a un pieno di senso. E poi c’è l’universo del digitale che tutti ci assorbe, mettendoci in contatto con voci che sempre più spesso creano corpi, sullo sfondo di un brusio mai come oggi confuso e confusivo. Forse, dovremmo imparare ad ascoltare con i silenzi giusti (a pausare e a far correttamente risuonare) l’assordante ronzio del mondo.
Cod: 9791222302553
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