In quest’inizio di terzo millennio l’Occidente sembra avviato a una svolta necessaria: cambiamento climatico, eventi epocali e crisi economiche ci dimostrano che il mondo non è così inerte né a nostra completa disposizione come lo aveva immaginato il secolo dei Lumi. È la fine di un’era, di una civiltà? Per rispondere a questi interrogativi, Philipp Blom torna a indagare la storia culturale europea, ripercorrendo alcune di quelle «grandi ferite narcisistiche» già inferte dalla natura e dalla scienza alla visione antropocentrica della realtà. Dalla «piccola era glaciale» di metà Cinquecento alle scoperte di Galileo, dalla teoria dell’evoluzione di Darwin alla psicanalisi di Freud, dalle acquisizioni dell’astronomo Edwin Hubble alla deriva narcisistica, intraprende un viaggio negli immaginari del passato per arrivare alla conclusione che a essere in crisi non è tanto l’individuo, ma il suo posto nel mondo. Se le parole e le rappresentazioni di cui ci nutriamo determinano il modo in cui i pensieri e i sentimenti di una società si rispecchiano negli individui e nelle loro strutture mentali, l’autore invita a scorgere nella crisi attuale un’occasione formidabile per ridefinire la nostra identità collettiva e ridare un senso al mondo. Nella consapevolezza che «a creare un orizzonte di esperienza comune sono stati i traumi collettivi. Le guerre, le epidemie, le carestie hanno colpito tutti, in forme dirette o indirette. Allora ciascuno ha trasformato in narrazioni un vissuto condiviso per cercare di integrarlo alla propria identità e ricavarne motivazioni sufficienti per agire anche in futuro. Trovare nuove immagini all’altezza di queste sfide: ecco il “progetto di pace” del presente».
Cod: 9788829709458
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