Mentre nel mondo si diffondevano nuovi modelli di emancipazione femminile, in Italia il ventennio fascista lasciava un’impronta profonda su tutto ciò che riguardava le donne, dalla cultura del corpo alle pratiche educative, dal lavoro alla scuola, dalla partecipazione politica alla definizione dei loro doveri e diritti davanti alla legge. Sprovvisto di alcun progetto preciso quando giunse al potere, se non quello di ristabilire l’ordine, al momento della caduta il fascismo aveva creato un modello di patriarcato onnicomprensivo, che si differenziava dai regimi liberali, ma anche dalla Germania nazista e dal Giappone imperiale. Per capire come ciò abbia influenzato la condizione delle donne nella società italiana e come le donne stesse abbiano registrato i mutamenti di quell’epoca, Victoria de Grazia si avvale di una vasta gamma di fonti – dagli archivi politici alle statistiche sull’aborto, dal romanzo rosa alle leggi sulla paternità – cogliendo l’operato di un sistema tanto più subdolo perché normalizzato. Forte di una prospettiva più ampia, alimentata dagli studi coloniali, post-coloniali e di genere, e sostenuta dal cambiamento della storiografia femminista, l’autrice estende oggi il campo di indagine a questioni rimaste inesplorate, tra cui il ruolo che il regime attribuì alle «colonizzatrici», impegnate a rafforzare l’immagine dell’Italia quale «nazione superiore». «Il risultato – scrive de Grazia – fu una società di frontiera che offriva alle donne bianche maggiori libertà che nella metropoli, ma al contempo le imprigionava nei concetti imperiali di prestigio razziale e status sociale». Il libro non solo resta un punto di riferimento per chiunque voglia conoscere e approfondire quei decenni, ma si conferma un inesauribile scavo nella memoria collettiva del paese, con l’ambizione di collegare il passato al presente e colpire al cuore il sistema patriarcale di stampo fascista.
Cod: 9788829719600
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