Oggi si può interrogare con qualche profitto l’antica idea di “guerra giusta”? Dopo che per secoli è stata scandagliata nelle sue plurime declinazioni, “guerra santa”, “guerra preventiva”, “guerra umanitaria”, per ricordare solo le più note e le più recenti, si può, si deve. Si può a partire dalle rivisitazioni stimolanti, anche se talora divisive, di un filosofo della politica come Michael Walzer. Si deve, se a mettere in atto questo nuovo scandaglio sono i geografi, cioè coloro che esplorano, oltre al contenuto fisico e materiale della territorialità, anche il suo contenuto morale e simbolico. E ciò in un momento in cui la guerra russo-ucraina chiama in causa con forza crescente proprio le dimensioni territoriali della politica, rubricandole a volte un po’ troppo sbrigativamente come “geopolitica”. Alcuni dei più noti studiosi italiani di geografia politica, misurandosi con qualche voce filosofica critica, affrontano i nodi di un dibattito pubblico che, ricondotto alla sua ragione scientifica, è necessario non solo per “capire la guerra”, ma per porvi fine, in modo durevole, il più rapidamente possibile.
Cod: 9788857595160
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