Sono arrivato a interessarmi all’arroganza un po’ per caso, partendo dal commento a un brevissimo saggio così intitolato di Bion del 1958. Nella mia rilettura ne faccio un precursore del rinnovamento della psicoanalisi contemporanea. Avendo in buona parte deposto la pretesa positivistica di scovare verità nascoste nell’inconscio, la disciplina inventata da Freud oggi mira più a sviluppare le funzioni psichiche che danno un senso personale all’esistenza dell’individuo. Da questo punto di vista, l’Edipo che s’illude di essere così intelligente da risolvere l’enigma della Sfinge, e non tanto più il parricida, diventa per antonomasia la figura dell’arrogante. Mi sono stupito nel constatare che su questo tema in generale non ci sono quasi pubblicazioni. Eppure la nostra cultura ha al centro figure di grandi arroganti: non solo Edipo, ma Antigone, Agamennone, Achille, ecc. Inoltre, per me è stata una scoperta illuminante constatare che nella Fenomenologia Hegel descrive l’arroganza come fallimento del “riconoscimento”, inteso come il processo che porta a diventare umani. Nel libro faccio dialogare tra loro varie discipline: psicoanalisi, letteratura, filosofia, tentando di offrire una visione non riduttiva e banale di ciò che intendiamo per arroganza o hybris. Il mio punto di arrivo è rendere visibile la sofferenza che si cela dietro l’arroganza. Su un altro piano, più astratto, argomento perché siamo costretti a renderci conto che al grado zero arroganza vuol dire già di per sé uscire dall’animalità e accedere allo statuto di soggetto.”
Cod: 9788816418349
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