È difficile a dirsi se la disinformazione, specie in economia, sia il fine d’una sorta di volontà deviante o l’esito inevitabile della negligenza intellettuale, che, come male endemico, affligge l’Italia digitale. Di certo, si tratta di un preciso rituale il cui linguaggio può essere scientificamente descritto. Nel periodo della pandemia, per esempio, a dispetto di ogni autorevolezza e qualità dell’informazione, alcuni quotidiani indicarono un calo del Pil del 9-10%, altri del 15-20 o, addirittura, del 30%, precipitando i lettori in una voragine kafkiana. Non c’è da meravigliarsi, dunque, che più di 11 milioni di italiani siano del tutto privi di conoscenze finanziarie. In questo lavoro l’autore analizza scrupolosamente blocchi, rimbalzi, ricorrenze e altri fenomeni linguistici mediante i quali l’economia diventa spesso fantasmagorica e, insieme, impenetrabile. Ne derivano ipotesi teoriche che possiamo accogliere e interpretare anche attraverso le figure di Socrate, Cicerone, Tolstoj, Musil, Heidegger e altri.
Cod: 9791254841297
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