L’uccisione di un figlio per mano materna rappresenta nell’immaginario collettivo il più orribile dei delitti, ma, al di là della spesso morbosa attenzione dell’opinione pubblica e dei mass media, i dati statistici confermano una realtà consolidata con precedenti storici rilevanti. La stigmatizzazione della donna nel ruolo di madre assassina va ricondotta, quindi, entro un quadro più generale: dopo i movimenti di emancipazione degli anni 70, il sistema tende ancora – o di nuovo – a estromettere le donne da alcuni ambiti per relegarle nel ruolo di “buone madri”. In questo nuovo scenario “post/neo patriarcale” la femminilizzazione del mondo del lavoro e dello spazio pubblico è avvenuta attraverso meccanismi di “inclusione differenziante”, desoggettivizzanti oltre che anacronistici, alla luce del mutamento del concetto di identità sessuale e di genere, ancora tutto in divenire.
Cod: 9788857534657
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