Come Fernanda Wittgens immaginava una Milano moderna? A partire dal 1945, dopo l’esperienza del carcere, per Wittgens è chiaro che l’arte e il museo possono essere due preziosi strumenti nelle sue mani per riscattare la società dagli orrori della guerra. Mette quindi in atto una politica culturale volta a recuperare il tempo andato perduto a causa del conflitto: procede alle integrazioni delle collezioni della Pinacoteca di Brera laddove si erano interrotte, ovvero quelle dell’amato Ottocento; collabora con i più importanti collezionisti lombardi per promuovere l’arte moderna italiana all’estero (Jucker, Jesi, Mattioli, Vitali), e garantirsi così ricche e prestigiose donazioni destinate ad ampliare la galleria del Novecento; promuove Milano come la città dell’arte moderna, non solo in Italia ma anche in Europa, vista la posizione privilegiata, e lo fa attraverso un’attività espositiva intelligente e intraprendente, che la vede mettere a segno un successo dopo l’altro, nella cornice di Palazzo Reale. A partire dalla mostra di Picasso nel 1953, che con l’arrivo di Guernica, nella sala delle Cariatidi, rappresenta uno dei momenti più alti della sua politica culturale. Anche dal punto di vista museale è pioniera e promotrice di una visione moderna del museo, in cui devono convivere la cultura estetica e il ruolo sociale. Fernanda Wittgens applica la sua idea di modernità anche nella ricostruzione e nel riallestimento della Pinacoteca di Brera, trovando un perfetto equilibrio tra forme misurate e funzionali dell’allestimento, monumentalità architettonica degli spazi espositivi e iniziative educative capaci di riaccendere un dialogo tra arte e cittadino, contribuendo concretamente al radicale rinnovamento del concetto di museo a livello nazionale e internazionale.
Cod: 9788857251615
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