Quel prisma di città: con il suo 150° da ricordare, Rossini (1792-1868) è stato un nobilissimo pretesto per conoscere meglio Bologna, i settori della sua storia e cultura, le facce laterali del suo bel centro turrito. Per quanto a volte intermittente con Napoli e Parigi, la presenza di Gioachino in carne e ossa coincise con la prima metà dell’Ottocento, un periodo di ancien régime stretto fra l’avventura napoleonica e l’avventura risorgimentale e proprio per questo spesso ritenuto d’attesa, di calma, di silenzio. Con ciò, non c’eran poeti e pittori? Non passavano visitatori stranieri? Non si rappresentavano commedie e melodrammi? Non si conversava nei circoli, nei salotti, nei caffè? E, soprattutto, non si insegnava e imparava nel primo istituto musicale autenticamente pubblico della penisola? Al Liceo Filarmonico Rossini fu prima studente, non ineccepibile invero, e poi consulente, all’uopo finalmente illuminato e benefico. Del maestro e della scuola tratta a lungo il libro, mentre tratta anche di lettere e arti, di cronaca e società, di musicisti e figure superiori come Haydn, Stendhal, Leopardi, Bacchelli e Verdi (di cui si pubblica una lettera inedita). Insomma, se in questo esigente anno rossiniano che ha visto lavorare diverse piazze d’Italia, ciascuna per conto suo, Bologna per davvero s’è desta, bisogna proprio riconoscere che dell’elmo di Scipio s’è cinta la testa solo grazie al suo bravo Conservatorio.
Cod: 9788833640365
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