Per celebrare il trecentocinquantesimo anniversario dell’Accademia di Francia a Roma, Éric de Chassey incaricò due ex borsisti – uno pittore, l’altro storico dell’arte – di un progetto specifico, lasciandolo alla loro iniziativa. Sapeva peraltro che il tiro a due avrebbe funzionato; era infatti già stato sperimentato al Louvre e, in seguito, alla galleria Thaddaeus Ropac, sebbene in una differente modalità. Come me, Ming tornò dunque alla “Villa” su tracce diverse e distanti; per me quarant’anni prima tra il 1975 e il 1977 per Ming vent’anni dopo (1993-1994). Vi faccio cenno perché il nostro attaccamento a questo luogo, e a quello che pensiamo sia il suo genio, la conoscenza vissuta che ne avevamo, la nostra esperienza diversa e condivisa hanno guidato la mostra. Ce ne ricordavamo in ogni momento del nostro lavoro, delle nostre discussioni; i borsisti, i direttori, i lavori e i giorni, una villa ancora splendidamente isolata, per me che ho vissuto l’ultimo anno di Balthus e il primo di Jean Leymarie (ma Balthus rimaneva e la transizione fu impercettibile); le ricerche che mi portavano al mattino in Vaticano, la sera alla Hertziana; le interminabili passeggiate per Roma; i viaggi in ogni parte d’Italia; la meravigliosa libertà di due anni di apprendistato. Per Ming, un soggiorno più breve – un anno soltanto, che è troppo poco – e recluso, interamente rivolto alla mostra che ne fu l’esito e in cui espose in particolare, nel Grand Salon, i suoi 108 Brigands.”
Cod: 9788817088091
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