Alla fine degli anni Ottanta Antonio Tabucchi ha intitolato “Amazzonia di carta” un articolo su un bel libro di Silvano Peloso a proposito dell’immaginario amazzonico. Da artista e da studioso dei mondi di lingua portoghese, sapeva che i luoghi più risonanti vibrano soprattutto nell’immaginario. Che più un luogo è speciale più produce parole, canzoni, storie. Anni fa ci sono stato anch’io. Ho viaggiato, soprattutto in barca, nel bacino amazzonico risalendo il Rio dalla foce verso Manaus. Con voi vorrei ripercorrere quel viaggio in modo non lineare ma per parole chiave: imbarcazioni, mercati, pontili ma anche specchi e bestie perché quando cerchi il tuo volto, a volte, ti imbatti facilmente in un totem deformato. E siccome l’Amazzonia è poco meno di un continente, ho chiesto a due grandi brasiliani di farci da guida: Mário De Andrade, il grande scrittore modernista che ci ha lasciato un diario di viaggio amazzonico ma soprattutto il primo romanzo “meticcio” del Novecento brasiliano, il cui protagonista è un indio nativo del grande fiume: Macunaíma; e Milton Hatoum, scrittore pluripremiato dei giorni nostri, nativo di Manaus, nei cui romanzi l’Amazzonia è spesso protagonista, spesso bistrattata, sempre resistente. Un viaggio all’indietro nel tempo, in fondo a fiumi di carta, in fondo al quale si rischia di farsi sorprendere alle spalle dal futuro. Almeno, è quello che è successo a me.
Cod: 9788860047175
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