Uno dei grandi studiosi dell’ebraismo del Novecento, accostabile per importanza soltanto a pensatori del calibro di Jonas, Scholem, Strauss e Taubes, è stato certamente Shlomo Pines, il celebre curatore e traduttore dell’edizione inglese della “Guida dei perplessi” di Maimonide. Pines ha lasciato un’infinità di scritti, impressionanti per erudizione e varietà di temi, che spaziano dal mondo greco-romano alla mistica ebraica e araba, a Nietzsche e al pensiero contemporaneo. I “Collected Works” in cinque volumi pubblicati tra il 1979 ed il 1997, di cui si offre un’ampia antologia, raccolgono la quasi totalità delle sue opere in inglese e in francese. E mostrano l’originale linea di ricerca dello studioso, dagli anni di formazione parigini fino a quelli dell’insegnamento nell’università di Gerusalemme. Per Pines non esiste un solo ebraismo poiché, nel corso della sua storia, l’ebraismo ha sempre costituito una realtà plurale, capace di definirsi ogni volta in relazione al contesto con cui entrava in contatto. Analogamente, non esiste nemmeno una filosofia specificamente ebraica, ma un sistema di testi e di problemi ereditati dal mondo greco-arabo con cui gli ebrei, a un certo punto della storia e per ragioni diverse, si trovarono ad avere a che fare. La stessa critica viene da lui mossa a più riprese all’idea di “cultura ebraica”, troppo generica e imprecisa per poter davvero dar ragione della complessità che intende rappresentare. Introduzione di Giorgio Agamben.
Cod: 9788854506985
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