Ben prima dell’invenzione del microreticolo metallico, Efesto nell’Odissea forgiava “catene impossibili da infrangere, sottili come fili di ragnatela”. Ben prima degli studi di Maxwell sul tempo di rilassamento dei liquidi, Lucrezio intuì che molecole di lunghezza differente scorrono con tempi differenti. E Borges sa – forse meglio dei neuroscienziati – che “aver saputo e aver dimenticato il latino è un possesso, perché l’oblio è una delle forme della memoria”. La poesia arriva prima della scienza? Forse. D’altra parte, però, il linguaggio degli scienziati è fatto spesso di analogie, esattamente come quello dei poeti. Perché, come ci spiega Marco Malvaldi vagabondando da un secolo all’altro tra parole e numeri, la poesia e la scienza non sono opposte, non lo erano alle origini e non lo sono oggi: entrambe si concepiscono come tensione alla conoscenza del mistero del reale. Basta solo imparare a guardare il mondo con uno sguardo consapevole e curioso, perché, “se ci si pensa, un’equazione e una poesia hanno spesso parecchie cose in comune”.
Cod: 9788817093217
Recensioni
Ancora non ci sono recensioni.