«Che se ne stiano a casa loro, si sente dire. O se si ostinano a vivere accanto a noi, dovranno farlo a culo nudo, con le braghe abbassate, allo scoperto. L’era del nanorazzismo, infatti, è quella del razzismo lercio, quello della fuliggine, il razzismo dello spettacolo dei porci che sguazzano nella mota. La sua funzione è di trasformarci in sgherri dalla scorza dura e di mettere quelli e quelle che consideriamo indesiderabili in condizioni intollerabili, nell’accerchiarli nel quotidiano e infliggere loro a ripetizione un numero incalcolabile di colpi e di ferite razziste, spogliarli di ogni diritto acquisito, affumicare l’alveare e disonorarli fino a non lasciare loro altra scelta che non sia l’autodeportazione. E visto che parliamo di ferite razziste, bisogna anche sapere che si tratta in genere di tagli e lesioni avvertiti da un soggetto umano che ha subìto uno o più colpi di un particolare genere – colpi dolorosi e difficili da dimenticare, perché restano sul corpo ma anche sulla parte intangibile, la dignità, la stima di sé. I segni che lasciano sono il più delle volte invisibili e le cicatrici si chiudono con difficoltà.» Achille Mbembe, uno dei maggiori intellettuali contemporanei, si addentra nelle dinamiche che rendono l’identificazione dell’altro come nemico la modalità dominante di relazione nella società contemporanea.
Cod: 9788858132814
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